Diario
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Il futuro di Bari

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Angelo Amoroso d’Aragona.  

 

La città di Bari è in questi giorni invasa da proposte cinematografiche. In due settimane sono state consumate Balafon, Sentieri nel Cinema, la retrospettiva su Laudadio e lo stesso Levante Film Fest che continua nella prossima settimana mentre in provincia, a Bisceglie, si aprirà l’appuntamento annuale di Avvistamenti, promosso dal Cineclub Canudo quest’anno su Studio Azzurro e Paolo Rosa. Tutte iniziative non solo di qualità ma ormai radicate in questa città e che pertanto meritano un’attenzione particolare. Il loro sovrapporsi non è ovviamente cosa positiva. Tanto più se avviene in un mese difficile per la programmazione culturale, qual’è il periodo prenatalizio, e se pensiamo che in autunno si succedono i più importanti Festival nazionali: Venezia Roma e Torino, appena terminato. E questo mentre in città si concludeva anche il Festival musicale Time Zone, per non contare la stessa serata commemorativa del 28 novembre, a 30 anni dal tragico assassinio di Benedetto Perone. Probabilmente una prima causa possiamo trovarla nei meccanismi d’erogazione dei contributi pubblici ma questa è solo una ragione in più perché gli operatori ormai storici di questa città si chiedano come coordinare le loro iniziative e imparino a farlo da “indipendenti”. E’ necessario non chiedere ma far nascere autonomamente un soggetto stabile che faccia da regia nel nome della diversificazione e della reciproca valorizzazione, lavorando sui meccanismi che mettono in contatto le iniziative con il loro pubblico, con un lavoro continuato capace di produrre un ambiente culturale in cui possano crescere talenti e radicarsi eccellenze, oltre che saperi collettivi. Quello che da tempo propongo con RECIDIVI, come rete del cinema e come animatrice di una Casa del Cinema, non vuole equivalere ad una marmellata od omologazione delle diverse proposte né alla loro unificazione sotto un unico cartello. Non vuole esaurirsi in un mero coordinamento, per altro necessario. In questi giorni si sono bruciate tante occasioni importanti, la presenza a Bari, per Balafon, di Michel Ocelot, uno dei più significativi autori di cinema d’animazione europeo, magari raccordabile alle tante iniziative di Get e Nuovo Fantarca per le Scuole nel mese di maggio, con stage professionali, laboratori o quant’altro. La singolare coincidenza di rassegna sugli anni ’70 e l’evento per Benedetto Petrone che nei materiali di Bertolucci, Grifi e Rosa avrebbe trovato una possibilità di lettura più ampia collocando i materiali di Lopez in una dimensione di cinema della e sulla “militanza”. Per non parlare della possibilità di gestire un ciclo comune di incontri con Goffredo Fofi e Oscar Iarussi (nella veste anche di Presidente della Film Commission) che mettesse in relazione quei tre soggetti che proprio Fofi ci indicava come fondamentali per la nascita di un cinema “lontano da Roma”: un pubblico, la critica e gli autori. E’ davvero doloroso invece fare il conto del sottodimensionamento di tutto questo. E’ capitato anche a noi con la mostra su Kieslowski in Pinacoteca. L’abbiamo cercata, sdoganata e portata per primi in Italia, con il primato mondiale anche della pubblicazione delle foto ma non si è riusciti ad inserirla in un percorso più ampio, che facesse tesoro per tutti del contatto prezioso creatosi con la Scuola di Lodz, di cui anche Sentieri nel cinema quest’anno ha sottolineato il valore. Tutte queste iniziative perché si trasformino in ricchezza devono essere messe in condizioni di produrre cultura oltre che di favorirne soltanto la circolazione. Giustamente Mimmo Mongelli sta conducendo il Levante Film Fest nella direzione di un laboratorio per il “cinema da farsi” piuttosto che semplice vetrina. E, in una dimensione progettuale, ha puntato lo sguardo verso i Balcani e l’Oriente. Antica vocazione a Levante della nostra città ma sarebbe miope non vederne piuttosto l’attualità. L’internazionalizzazione delle imprese cinematografiche e video è l’unica strada perché si possa credere ad una sviluppo regionale di questo settore. La nascita della tanto attesa Film Commission regionale fa di tutto questo un terreno urgente di confronto tra operatori culturali, per il pubblico, critica cinematografica, spesso coinvolta nei meccanismi di promozione delle opere ma che deve conservare anche il suo ruolo di indirizzo e di studio, non ultimi autori e conservatori, ossia coloro che producono e coloro che si fanno custodi dei loro repertori per fini extracommerciali. Pubblico, critica e autori devono imparare a fare sistema e a governare una produzione di senso che è il problema storico di questa città, ricca di iniziative ma priva di luoghi e di centri che ne governino la sedimentazione e li trasformino in pensiero e in azione.
Io credo che si stia già andando in questa direzione. Occorre ora tirare le somme anche delle singole collaborazioni, piccole ma molto significative. Quella del Get con Sentieri nel Cinema, o quelle messe in moto proprio da questa testata Indy che vive di carta, di tv e di web. A iniziative concluse, nel nuovo anno, a cominciare anche da questo foglio sappiamo che possiamo raccoglierci e dare nuovo sviluppo alla proposta culturale cinematografica di una città che deve tornare a svolgere un ruolo di propulsore interregionale.

Angelo Amoroso d’Aragona

ARTICOLO INVIATO A INDY (periodico di cultura e spettacolo) – LA NUOVA TESTATA EDITA DA MIMMO MONGELLI E CHE TROVERETE IN QUESTI GIORNI AL CINEMA ARMENISE PER IL LEVANTE FILM FEST

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